domenica 11 ottobre 2015

Italian Occult Psychedelia

Squadra Omega – Il Serpente Nel Cielo (2015). Tre pubblicazioni in un anno sono un buon modo di rompere un silenzio discografico durato quattro anni. Tanto è il tempo passato da Le Nozze Chimiche, l'ultimo 10 pollici firmato Squadra Omega. Questo Il Serpente Nel Cielo, pubblicato a febbraio, è il primo dei tre album che sono usciti quest'anno: il secondo è Lost Coast (a M.A. Littler Film), pubblicato a marzo in versione LP, mentre il terzo è Altri Occhi Ci Guardano, disponibile sia in versione CD che LP.
Si parte con i 15 minuti di Il Serpente Nel Cielo, la prima delle due traccie che compongono il disco, costruita su droni che sembrano provenire dai più remoti anfratti dello spazio siderale, sui quali si innestano dapprima le fredde note di uno xilofono, interrotte poi da un sax che si insinua a poco a poco fino a lanciarsi, insieme a brillanti contrappunti di batteria, in una serie di svisate Free-Jazz che si distendono infine in un magnetico tribalismo ancestrale. Dal caos primordiale si genera il cosmo, dal disordine scaturisce l'ordine e si plasma l'universo, e in esso la via lattea, quel gigantesco serpente di luce nel cielo, l'Uroboro che, simboleggiando l'eterno ritorno e il ciclo infinito di nascita e morte, regola il nostro divenire. Il Creatore Della Forma, nella sua apparente immobilità e nel suo incedere lento, racchiude in se l'impercettibile ma costante trasformazione che le cose, sottoposte alle immutabili leggi dell'universo, subiscono inesorabilmente. L'esistenza, in quanto emancipazione dal caos, è forma e razionalità.



Mamuthones/Evil Blizzard – Collisions 04 (2015). Collisions 04 è il quarto capitolo di una serie di split album pubblicati dall'etichetta inglese Rocket Recordings che mette di volta in volta due diverse band a confronto. Questa volta si fronteggiano gli italiani Mamuthones di Alessio Gastaldello (ex Jennifer Gentle), che realizzano le prime quattro tracce dell'album, e gli inglesi Evil Blizzard, che contribuiscono invece con due brani.
I Mamuthones costruiscono le loro composizioni su solidi groove di basso e batteria per poi infarcirli di fantasiose sferzate chitarristiche, di campionamenti vocali e di loop elettronici degni della colonna sonora di un film di fantascienza. La sezione ritmica predilige la reiterazione e, passando attraverso il Funky di I've Gotta Be e di Holy Ghost People o la compattezza di Don't Be Choosy e Fire On Fire, contribuisce a creare un'atmosfera ipnotica e visionaria, mentre la voce e le chitarre tessono le trame di una bizzarra e trascinante danza mistica.
Gli Evil Blizzard al contrario realizzano due brani dal respiro più ampio, partendo da una prospettiva diametralmente opposta. Le atmosfere sono molto più dilatate, mentre i toni si fanno decisamente più cupi. La prima traccia, Sacrifice, è una lenta omelia in chiave Psych Rock sorretta da un riff ossessivo che accompagna gli occulti versi di un rituale pagano. Le chitarre guidano questo sabba nero dividendosi tra eterei fraseggi Space Rock e sulfurei miasmi di distorsioni, fuzz e wah-wah, mentre la voce si lancia in un oscuro mantra dal fascino arcano. La seconda traccia è invece una versione remix di Sacrifice, dove il riff centrale è affidato alle gelide note di un pianoforte e le chitarre vengono sostituite da suoni sintetici e campionamenti elettronici.


Mai Mai Mai – Πέτρα (2015). Toni Cutrone (Trouble Vs. Glue, Hiroshima Rocks Around) è la mente dietro questo progetto denominato Mai Mai Mai, ed è lui a dare vita, attraverso i suoi synth, i suoi sequencer e i suoi samples, ad un interessante viaggio elettronico all'interno di paesaggi sonori fatti di rumori sintetici e beat oscuri. Questo disco, Petra (2015), è il secondo capitolo di una trilogia dedicata al mediterraneo che è iniziata con Delta nel 2014 e che vedrà la conclusione l'anno prossimo con Phi.
La scelta della lingua greca, non solo per il titolo del disco ma anche per le tre tracce che lo compongono, non è casuale e richiama la forte esigenza di riscoprire le profonde radici che ci legano indissolubilmente a quel Mare Nostrum, come lo chiamavano i Latini, che è all'origine della nostra civiltà. Ed è sulla pietra che questa nostra civiltà è stata scolpita: sulla pietra dei palazzi, dei templi e dei monumenti; Su quella pietra che ostinatamente si oppone all'inesorabile scorrere del tempo che tutto cancella; Su quella solida pietra che per secoli ha sostenuto e testimoniato le nostre imprese.
Ed ecco tratteggiati gli elementi che stanno alla base della cultura mediterranea: l'acqua, rappresentata dal mare, e la terra, rappresentata dalla pietra. E questi sono appunto gli elementi che sorreggono tutta l'opera. Βάσσαι (Bassae), la traccia iniziale, è un martello pneumatico che scava la roccia come le impetuose onde dell'oceano che si infrangono inesorabilmente sugli scogli, e lo fa con pulsazioni profonde e con stridenti clamori industriali. Si delinea così un soundscape teso e nervoso che, vorticando impetuosamente, precipita in una spirale di tensione crescente. Πέτρα (Petra) è ricca di agghiaccianti rumori di fondo e, con il suo sferragliare, si trascina lentamente come un nocchiero che solca le acque più insidiose. La conclusione è invece affidata a Πέλαγος (Pelagos), un ossessivo pulsare di basse frequenze che accompagna le impetuose onde del mare.
 

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