venerdì 4 settembre 2015

Chelsea Wolfe - Abyss (2015)

Abyss è il quinto disco (se si esclude il disconosciuto esordio del 2006, Mistake In Parting) di Chelsea Wolfe, artista californiana che ha saputo, disco dopo disco, differenziare la sua proposta musicale pur mantenendo quella vena oscura e quel fascino esoterico che la contraddistinguono da sempre; Abyss è il disco in cui il lato “Heavy” dell'artista, sempre celato sotto la superficie e mai palesato (se non indirettamente), viene a galla e si manifesta prepotentemente; Abyss è un macigno.
Il trittico iniziale (Carrion flowers, Iron Moon e Dragged Out) unisce alla pachidermica pesantezza di sonorità in bilico tra l'industrial e il drone/doom una voce soave ma distante anni luce, quasi sospesa tra due diversi piani di esistenza. Il disco procede e i toni dilatati di Maw rendono l'atmosfera ancora più straniante, contribuendo ad aumentare quel senso di distanza. La musica evoca paesaggi surreali, al limite dell'assurdo, e la sensazione che si ha è quella di trovarsi all'interno di un lungo sogno dal quale non sia facile uscire. “How many years have I been sleeping? Nobody ever said I was alive. Why does everything feel so unnamed?” si chiede Chelsea in Gray Days. E' chiaro dunque che non si tratta di un dolce sogno. Si tratta semmai di un sogno che non vorremmo mai fare, un sogno angosciante, inquieto e tormentato, un sogno che ci pone faccia a faccia con le nostre più temibili paure e ci costringe ad affrontarle ma, come ci ricorda After The Fall, il rischio è quello di esserne sopraffatti: “Chasing the sun, I can't wake up, scream and run, don't let them win”.
Man mano che si procede l'atmosfera diventa sempre più rarefatta e a condurci per mano ci pensa il folk acustico di Crazy Love. Addentrandosi nel mistero più profondo la mente vacilla e rischia di soccombere di fronte alle più oscure verità che si celano nell'animo umano, come ci ricorda la soave litania di Simple Death: “Some nights I don't know if I'll find the answer […] Lost and alone in confusion I'm screaming, but I can't wake up. The end of the beauty of It all”.
Survive e Color Of Blood con la loro tensione crescente ci conducono come due traghettatori alla traccia finale, The Abyss, che ci culla come una dolce nenia e ci permette finalmente di scrutare dentro le nostre più recondite pulsioni, dentro i nostri più segreti desideri, dentro i nostri pensieri più inquietanti:

Watch your thoughts in the dark
They'll drag you down to the deep blue sea
Stare it down, the abyss
Run away, run away from it”.

Quando anche l'ultima traccia del disco finisce è come se ti risvegliassi da un sonno ancestrale, tormentato da incubi oscuri. Ma sei più stanco di quanto non fossi prima di addormentarti. Ti ritrovi sul tuo letto, madido di sudore e consapevole di aver compiuto un viaggio terribile ma necessario. Hai visitato le pieghe più oscure del tuo subconscio attraverso un percorso di redenzione esistenziale. Sei sprofondato nell'abisso.


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